• Intervista su Moveorama

    http://www.moveoramag.com/intervista-kristian-sensini/

    Tra i compositori più attivi nell’eterogeneo panorama cinematografico indipendente italiano c’è sicuramenteKristian Sensini. Dal 2009 ad oggi ha ufficialmente all’attivo 20 collaborazioni (le più recenti, “Fighting for Death” e “L’esodo”, quest’ultimo ancora in fase di lavorazione), tra cortometraggi e lungometraggi ma anche una serie tv nazionale come “Provaci ancora prof!” (6 episodi).

    Una collaborazione particolarmente solida è poi quella con il regista Domiziano Cristopharo, fin dall’esordio di quest’ultimo dietro la macchina presa con “House of Flesh Mannequins – La casa dei manichini di carne” e proprio per il regista romano ha prestato servizio nella trilogia “P.O.E.

    Ispirandosi ai racconti di Edgar Allan Poe un pugno di autori sono stati coinvolti da Cristopharo (a sua volta autore) a realizzare dei cortometraggi che, messi insieme, hanno dato vita ad una vera e propria raccolta cinematografica. Un’operazione importante dal punto di vista produttivo (ha di fatto aperto la strada alla realizzazione, nel cinema indipendente italiano, di altri film a episodi) che partita nel 2011 con “P.O.E. Poetry of Eerie” ha partorito anche “P.O.E. : Project of Evil” (2012) e “P.O.E. Pieces of Eldritch (P.O.E. 3)” (2014). Titoli che, come detto, hanno visto la costante presenza proprio di Kristian Sensini.

    Noi gli abbiamo posto alcune domande sull’argomento ma non solo. Ecco cosa ci ha risposto.

    Scorrendo la tua biografia si legge che già all’inizio degli anni ’90 collaboravi come tastierista in numerose band. Una passione quella nei confronti della musica (oltre che un mestiere) che ti accompagna da oltre vent’anni. Come è nata?

    Ho iniziato a suonare a 7 anni circa, le classiche lezioni di pianoforte che si fanno per “provare” . Ho resistito appena qualche mese, probabilmente stressato dal solfeggio che terrorizza molti studenti (se insegnato male…). Ho poi proseguito da autodidatta, grazie al pianoforte a mezza coda che mio papà (nell’entusiasmo delle lezioni iniziali) decise di comprarmi. Avere uno strumento così ingombrante in casa ha fatto si che ogni tanto tornassi a metterci le mani sopra, suonando più che altro ad orecchio. Crescendo ho iniziato a formare i primi “complessini” con gli amici e di li non ho più smesso.

    Nel 2013 hai vinto il Global Music Award per “Hyde’s Secret Nightmare” di Domiziano Cristopharo. Come è nata la collaborazione con lui?

    Ho contattato Domiziano su Facebook, sapevo che lavorava come regista a progetti interessanti e semplicemente mi sono proposto di collaborare ad uno dei prossimi. Abbiamo iniziato con un brano per “The Museum of Wonders” e da li abbiamo collaborato a diversi progetti insieme, “Hyde’s Secret Nightmare” è forse quello al quale tengo di più perché ho lavorato alla colonna sonora nella sua interezza (tranne che per un brano, composto dal grande Alexander Cimini, quella scena non riuscivo proprio a risolverla).

    Parliamo del tuo lavoro sulla serie di “P.O.E.”, l’antologia horror curata da Domiziano. Innanzitutto quali sono state le suggestioni a cui hai attinto per questo lavoro?

    Non ho lavorato direttamente sulle immagini, ma ho cercato di ricreare le atmosfere delle colonne sonore horror degli anni ’80 di maestri come Frizzi e Simonetti, con un occhio anche al lavoro realizzato da Morricone per le musiche di Carpenter. Ho dunque utilizzato un mix di strumenti acustici ed elettrici, con l’aggiunta di synth rigorosamente vintage.

    Ci racconti del tuo lavoro su “P.O.E.”?

    Domiziano mi ha lasciato moltissima libertà per questo lavoro, mi sono occupato delle musiche dei trailer delle tre antologie, dei titoli di testa e di coda e di alcuni episodi girati dallo stesso Domiziano, per gli altri ogni regista ha portato nel progetto un diverso compositore. Sono stato sempre appassionato di letteratura Horror, in particolare di Poe e Lovecraft, lavorare ad un progetto del genere è stata una grande opportunità di “restituire” musicalmente quello che ho immaginato per tanti anni leggendo i racconti del maestro di Baltimora. Ho cercato però di aggiornare le sonorità ai giorni nostri per rendere la musica più in linea con l’intero progetto.

    Che tipo di rapporto si è stabilito fra regista e compositore?

    Quando lavoro con Domiziano o ci capiamo subito…o affatto, quando le nostre visioni si allineano lavoriamo benissimo e molto rapidamente. Domiziano ha una cultura musicale sconfinata (sicuramente maggiore della mia) ed è sempre un piacere seguire le sue indicazioni. Come detto in questo caso ho avuto carta bianca e la massima fiducia nel mio lavoro. Evidentemente è funzionato tutto alla perfezione.

    Come è cambiato, se è cambiato, il tuo approccio dal punto di vista lavorativo/creativo per i singoli capitoli?

    Non ho lavorato all’antologia nella sua interezza, è l’opera di diversi registi ed ognuno di essi ha coinvolto i compositori con i quali collaborano normalmente. Nelle 3 diverse antologie ho scritto titoli di testa o di coda, alcuni capitoli dell’antologia (in particolare quelli diretti di Domiziano) e alcuni dei trailers.

    locandine-poe

    Da compositore di successo pluripremiato, quai sono i tuoi consigli a chi vuole intraprendere questa carriera?

    Cercare di avere una solida cultura cinematografica innanzitutto, ci sono tanti musicisti bravissimi ma che spesso non sanno guardare al film ed alla musica con l’occhio del filmmaker. Poi è fondamentale smettere di ascoltare colonne sonore, a mio parere, se non nel contesto del film, e di impegnarsi seriamente nell’intento di trovare una propria voce, l’originalità che li distinguerà tra tutti gli altri compositori e li renderà unici e desiderabili.

    In base alla tua formazione ed esperienza a 360 gradi nel campo della composizione musicale, quali sono difficoltà nel realizzare una colonna sonora per un film?

    Di base trovare il regista che ami talmente il tuo lavoro e che si fidi talmente tanto da lasciarti totalmente carta bianca! Capita molto raramente, ma quando accade si riesce ad essere molto creativi e ad apportare un contributo veramente creativo al film. Per il resto la difficoltà principale è cercare di trovare il “ritmo” giusto per ogni scena, cercando di non soffocarla con la musica ma di sollevarla grazie ad essa. Poi ovviamente dipende da film a film e da scena a scena, in alcune ci sono magari problemi di ritmo, di narrazione o di montaggio che solo la musica può risolvere (più che altro perché è l’ultimo elemento in ordine di tempo che può intervenire). Altra difficoltà è riuscire ad essere creativi nel pochissimo tempo che di solito si ha per comporre, orchestrare e registrare il proprio lavoro. Un artista pop/rock può lavorare ad un album anche per anni, noi compositori che ci occupiamo di cinema abbiamo di solito 3, 4 settimane di tempo.

    Passando in rassegna la Storia del Cinema, qual è, secondo te, la miglior colonna sonora e perché?

    Domanda difficilissima, ed impossibile da rispondere. Posso dire che la trilogia di Star Wars mi ha influenzato molto e per prima mi ha fatto capire l’importanza della musica cinematografica come metalinguaggio. E’ un lavoro dettagliatissimo e meticoloso e l’uso del tematismo di John Williams è molto raffinato (spesso subliminale) nel dare ulteriori chiavi di lettura alla narrazione della trama.

    Qual è il segreto per creare una colonna sonora di successo?

    Riuscire a lavorare ad un film di successo, con attori di successo ed un regista molto popolare. Ci sono colonne sonore obiettivamente non belle ( o non particolarmente originali ) che hanno avuto successo internazionale perché legate ad un film di successo o del quale si è parlato molto. D’altra parte ci sono colonne sonore eccezionali che quasi nessuno conosce perché legate ad un film indipendente, non sufficientemente distribuito o reclamizzato.

    La Storia del Cinema è ricca di colonne sonore memorabili, che restano impresse nella memoria degli spettatori, ma che sembrano però appartenere più al passato che al presente. Secondo te, partendo da questa osservazione, negli ultimi 40 anni come è cambiato, se è cambiato, l’approccio alle colonne sonore?

    E’ cambiato l’approccio alla cinematografia, tutto è molto più chiassoso oggi, il montaggio, il mix del suono, i dialoghi, per non parlare degli effetti sonori che spesso coprono tutto con il loro volume esagerato. Il pubblico è sempre più distratto (basti pensare a quanti in sala controllano ogni due minuti il telefonino o il tipo di visione che si ha in casa dove ci sono mille distrazioni), di conseguenza molto cinema mainstream lavora sulla velocità e chiassosità della colonna sonora (nella sua interezza) per mantenere l’attenzione ad un livello accettabile. Questo discorso vale per i blockbusters ovviamente, la musica di conseguenza è diventata molto rumorosa, poco melodica e sovrabbondante di percussioni ed effetti “speciali”. Il rischio è che in questa maniera tutte le soundtrack stanno diventando simili e molto poco originali. C’è poi il rischio opposto, quello dove la musica è una presenza fin troppo invisibile, ridotta a soundscape, senza melodia o interesse, si tratta di colonne sonore che al di fuori del film non hanno alcun peso o interesse ad essere ascoltate. In conclusione, mancano i temi, le melodie riconoscibili al giorno d’oggi e sono a mio parere più importanti (e sottovalutate…) di tanti altri elementi che possono fare di un film mediocre un ottimo film.

    Moveorama intervista

  • Recensione di “Hyde’s Secret Nightmare”

    Una piacevole recensione di Hyde’s Secret Nightmare che contiene una fin troppo lusinghiera menzione alla mia colonna sonora

    http://brividiinsala.blogspot.it/2014/09/hydes-secret-nightmare-lestetica-del.html

    “…ma la vera protagonista del film è la colonna sonora di Kristian Sensini, un bellissimo e seducente tappeto sonoro che attraverso tutto il film senza nessuna sbavatura, accrescendo ancora di più la sua carica “ammaliatrice”.

    Federico Tadolini

    HSN - Brividi in sala

  • P.O.E. : Poetry of Eerie

    Ciao a tutti, alcune novità circa dei lavori realizzati lo scorso anno.

    Il film “P.o.e. : Project of Evil” (seguito di “Poetry of Eerie” del quale parleremo più approfonditamente in seguito), verrà presentato il 13 Giugno al 33esimo Fantafestival.

    locandina-fantafestival-2013-240x309

    Per questo film ho scritto i titoli di testa che potete ascoltare qui di seguito

    Il primo film dedicato a Poe “Poetry of Eerie” esce in sala agli inizi di giugno

    Qui di seguito potete ascoltare titoli di testa e di coda (nonchè musiche del trailer) del film, per il quale ho scritto anche le musiche di uno degli episodi.

    Le musiche sono incluse come bonus tracks nel cd “Hyde’s Secret Nightmare”

    Di seguito alcuni articoli riguardanti il film pubblicati negli scorsi giorni


    http://clanstranevisioni.blogspot.it/2013/05/poe-poetry-of-eerie.html

    P.O.E. Poetry of Eerie non è un semplice lavoro indipendente . P.O.E. è di fatti un progetto corale, ideato inizialmente dai registi  Domiziano Cristopharo  e Giovanni Pianigiani , che ha inglobato poi  altri registi del circuito indipendente, come Edo Tagliavini, Bruno di Marcello, Angelo e Giuseppe Capasso,Paolo Gaudio,Paolo Fazzini,Alessandro Giordani,Matteo Corazza,Manuela Sica,Giuliano Giacomelli,Rosso Fiorentino,Simone Barbetti e “Yumiko Sakura Itou” (il famoso tredicesimo regista).
    Ogni episodio racchiude l’identità di ciascun regista,ispiratosi alla suggestiva e cupa poetica, di uno dei personaggi più controversi della storia.
    E’ giusto precisare però che ogni regista ha volutamente adattare il suo episodio non in maniera fedele ai racconti di Edgar Allan Poe . Proprio questo rende il lavoro particolarmente interessante ma soprattutto innovativo, vista la coraggiosa voglia di reinterpretare con stili variegati l’intero contesto. Si passa infatti dal famoso ” humour nero ”  al dramma esistenziale dell’uomo medio tutto però racchiuso da quell’alone tetro e spettrale che ha contraddistinto i racconti di E.A.Poe.
    P.O.E. dunque è un precursore del panorama horror italiano indipendente, una nuova realtà del genere  apprezzabile con tutti i suoi pregi e i suoi difetti . Un lavoro non dozzinale che apre a nuove frontiere per quanto riguarda il genere.
    Il film sarà distribuito nelle sale del circuito di DISTRIBUZIONE INDIPENDENTE da venerdì 7 giugno 2013.Maggiori info e dettagli li trovate sul sito http://www.distribuzioneindipendente.it/articoli/elenco-sale
    Dal 14 giugno 2013 on demand su OWN AIR  troverete la versione INTEGRALE del film http://www.ownair.it/


    http://www.filmforlife.org/recensioni-film/p_o_e_poetry_of_eerie_recensione_film-5868.html

    NOVE REGISTI INDIPENDENTI RIUNITI PER UN CORALE LUNGOMETRAGGIO CHE TRASPONE ALCUNE TRA LE PIÙ BELLE STORIE DELLO SCRITTORE AMERICANO

    GENERE: horror DATA DI USCITA: 7 giugno

    Non credete a nulla di quanto sentito dire e non credete che alla metà di ciò che vedete scrisse Edgar Allan Poe nel suo Il sistema del dott. Catrame e del prof. Piuma.

    Tra la metà delle cose in cui bisogna credere, dopo averle viste, fa sicuramente parte P.O.E. Poetry of Eerie un lungometraggio corale che vede alla regia 9 dei registi italiani indipendenti più capaci (Domiziano Cristopharo, Giovanni Pianigiani e Bruno di Marcello, Paolo Gaudio, Alessandro Giordani, Paolo Fazzini, Fratelli Capasso, Edo Tagliavini e Yumiko Sakura Itou) che rileggono, reinterpretano e, in maniera totalmente diversa l’uno dall’altro, traspongono per il grande schermo alcuni dei racconti più importanti del maestro dell’horror rendendo le paure umane protagoniste un una pellicola interessante per la contrapposizione di stili e per la sua stessa realizzazione.

    Il film è composto da otto storie che prendono spunto da quelle dello scrittore americano ma che, nella maggior parte dei casi, vengono del tutto stravolte riuscendo a colpire lo spettatore ogni volta che sembra sentirsi sicuro di conoscere ciò che sta per accadere.

    Degli otto episodi quello più singolare risulta essere la trasposizione di una delle storie maggiormente conosciute dell’autore Il gatto nero che Paolo Gaudio ripropone decidendo di utilizzare l’animazione in stop motion e inserendo in essa anche lo stesso Poe. Sicuramente quantomeno da citare è anche L’uomo della folla in cui il regista Paolo Fazzini con una forte inventiva e molta originalità usa come ambientazioni una Londra e una Roma entrambe, seppur diverse, funzionali al racconto che lo stesso cineasta stravolge nel finale.

    Per giudicare un lavoro come P.O.E. Poetry of Eerie non si può non tenere conto del bassissimo budget a disposizione e del breve tempo in cui è stato creato. Sicuramente è affascinante la sperimentazione ed è ottima l’idea di partenza come lo è il fatto che lo spettatore si trovi davanti a qualcosa di non categorizzabile e, proprio per la quantità di registi che hanno partecipato al progetto, molto dinamico.

    Il lavoro ha tutto sommato una dignità che è riscontrabile prima di tutto nel coraggio e nell’intraprendenza dei nove cineasti.


    http://151.1.186.243/dossier/dossier.asp?id=7721

    Quando si parla di Edgar Allan Poe, la mente di ogni appassionato si riempie dell’immagine di Vincent Price che alza le sopracciglia e con un sorriso ambiguo si dedica all’arte del male. Stiamo ovviamente parlando dei film che Roger Corman ha tratto, negli anni Sessanta, dai più famosi racconti dello scrittore americano La caduta della casa degli Usher, Il pozzo e il pendolo, La tomba di Ligeia: pellicole che evocano una stagione d’oro dell’horror che da poco aveva scoperto il colore.

    Corman, il mago del cinema a basso costo, amava le ricostruzioni barocche e sottolineava le passioni sotterranee che circolano nei testi di Poe. E soprattutto si circondava di attori straordinari: oltre allo shakespeariano Vincent Price, anche il vecchio Peter Lorre, la bellissima Barbara Steele , un giovanissimo Jack Nicholson che esordiva perché figlio
    del produttore James. Ma la fortuna che la letteratura di Poe ha avuto da sempre nel cinema si perde nella notte dei tempi – Tim Burton, John Carpenter, George Romero, Dario Argento, Stuart Gordon, per citare i più famosi autori che si sono cimentati con le sue opere – arrivando fino a noi, oggi, attraverso P.O.E – Poetry of Eerie, film a episodi firmato da dieci registi diversi, appartenenti al panorama del cinema indipendente italiano.

    Ideatore dell'”esperimento cinematografico”, che all’ombra di Poe ha unito cineasti che hanno lavorato singolarmente e liberamente su testi scelti da loro, è Domiziano Cristopharo (con lui anche Giovanni Pianigiani) performer e artista visivo che dice: “Ci siamo messi insieme per dimostrare che l’horror italiano non è morto, che i registi ci sono e che anche a basso costo, ma con tante idee si può fare un cinema che piace e che emoziona”. Unico neo del progetto, “quella sì una cosa davvero horror – scherza il presidente di Distribuzione Indipendente, Giovanni Costantino- la censura che senza dettagliate motivazioni ha vietato il film ai minori di 18 anni. “Un vero scandalo – commenta Cristopharo – un polverone sollevato solo perché molto probabilmente dimostriamo che si possono fare film con pochi soldi e mettiamo in difficoltà i tanti raccomandati”.

    P.O.E uscirà quindi solo per i maggiorenni nelle sale del circuito di Distribuzione Indipendente (a Roma al Circolo del cinema Zero in condotta, all’Urbana 47 al Fusolab e al Filmstudio) a partire dal 7 giugno, proponendo otto episodi che, alcuni in maniera ironica, altri con una struttura più drammatica si ispirano liberamente alle opere del poeta diventato ormai un simbolo, in tutte le discipline, del genere gotico. Si alternano quindi sullo schermo: Il giocatore di scacchi di Maelzel, di Cristopharo; Le avventure di Gordon Pym, di Giovanni Pianigiani e Bruno di Marcello; Il gatto nero (unico film d’animazione), di Paolo Gaudio; La sfinge, di Alessandro Giordani; L’uomo della folla di Paolo Fazzini; Silenzio, dei fratelli Capasso; La verità sul caso Valdemar, di Edo Tagliavini; e Canto, di Yumiko Sakura Itou (pseudonimo dello stesso Cristopharo).
    Di questo film esiste però anche una versione integrale (13 episodi) che per motivi di durata e di “disomogeneità stilistiche – sottolinea Costantino – si è preferito lanciare solo on demand dal 14 giugno su Own Air (www.ownair.it). Intanto si sta già lavorando all’uscita di P.O.E 2 anche quello in attesa di arrivare in sala”.


    http://www.ecodelcinema.com/arriva-nelle-sale-poe-poetry-of-eerie-il-nuovo-horror-italiano.htm

    Arriva nelle sale ‘P.O.E. Poetry of Eerie’, il nuovo horror italiano

    I registi hanno presentato la loro personale rivisitazione di otto racconti del maestro Edgar Allan Poe

    Oggi alla Casa del Cinema a Roma i registi Domiziano Cristopharo, Paulo Gaudio, Paolo Fazzini e Edo Tagliavini hanno presentato in anteprima alla stampa il loro ultimo lavoro corale, “P.O.E. – Poetry of Eerie”.

    Dieci registi del panorama indipendente italiano raccontano e reinterpretano i classici dello scrittore Edgar Allan Poe. Il maestro indiscusso della letteratura horror, rivive al cinema grazie a un gruppo di giovani e talentuosi registi, pronti a trasferire sullo schermo le ancestrali e più archetipiche paure dell’uomo. Un lavoro corale, caratterizzato da stili e approcci diversi, atto a reinterpretare, sviscerare e riscrivere la suggestiva poetica di un autore sempiterno, che ha popolato sogni e incubi di intere generazioni, ispirato e influenzato romanzieri, pittori, musicisti e perfino linee di gioielli.

    La conferenza stampa si è aperta in maniera molto sentita con l’incredulità da parte dei registi e della distribuzione di aver appena ricevuto il divieto al film per i minori di 18 anni. Il regista Cristopharo ha spiegato fin da subito la nascita di questo progetto, avvenuta attraverso gli incontri in diversi festival con gli altri registi: “L’idea di unirci per un progetto è nata in maniera spontanea affinché questo progetto potesse essere per tutti un’opportunità di farci conoscere meglio dal pubblico. Come comune denominatore abbiamo utilizzato l’amore per Edgar Allan Poe”.

    Tagliavini ha proseguito chiarendo come l’idea di base sia stata portata avanti in maniera autonoma da ogni regista che ha dovuto fare i conti con un budget quasi inesistente e con tempi di lavorazione strettissimi. Molti degli otto racconti sono infatti stati girati nel tempo record di tre giorni.

    Paolo Gaudio ha motivato la scelta di girare il suo corto, tratto da uno dei più famosi racconti di Poe “Il gatto nero”, in stop motion per avere così più possibilità di risvolti grotteschi e bizzarri e per potersi permettere il lusso di avere come protagonista lo stesso scrittore.

    Alla considerazione critica di una giornalista riguardo al fatto che molti racconti si discostano in maniera significativa dagli scritti originari di Poe, Domiziano Cristopharo ha replicato che in realtà il pensiero di fondo del film non è quello di realizzare, come altri registi in passato, una trasposizione letteraria di alcuni racconti e saggi dello scrittore, bensì di dare una personale reinterpretazione di ogni storia in piena autonomia, cercando di essere il più attuali possibile.

    “P.O.E. – Poetry of Eerie” è stato girato un anno e mezzo fa e ne esiste un seguito che è stato presentato in diversi festival tra cui a Torino e che seguirà a breve distanza l’uscita del primo. L’edizione cinematografica che sarà possibile vedere dal 7 giugno nelle sale del Circuito Indipendente contiene solo otto episodi mentre quella integrale, con tredici episodi, sarà disponibile dal 14 giugno on demand su OWN AIR.

    Miriam Reale


    http://www.movieplayer.it/film/articoli/p-o-e-presentato-il-nuovo-horror-ispirato-ai-racconti-del-maestro_10922/

    P.O.E.: presentato il nuovo horror ispirato ai racconti del maestro

    a cura di Marco Minniti pubblicato il 31 maggio 2013


    P.O.E.: presentato il nuovo horror ispirato ai racconti del maestro

    Trasportare sul grande schermo il mondo e le ossessioni di uno scrittore come Edgar Allan Poe non è mai stato un compito facile; ma è da dire che non era questo lo scopo principale, e il senso, di un progetto come questo P.O.E. – Poetry of Eerie. Questo progetto collettivo, di produzione italiana, ha voluto piuttosto prendere degli spunti, idee, a volte una semplice suggestione, da alcuni dei più noti racconti del maestro americano; per poi sviluppare questi ultimi in direzioni personali, frutto delle sensibilità e dell’approccio al cinema di ognuno dei registi coinvolti. Il risultato è interessante, affascinante anche se a volte disarmonico, ennesima prova di un “sottobosco” (purtroppo siamo ancora co
    stretti a chiamarlo così) che nell’horror italiano continua a muoversi e a produrre opere valide. L’incredibile decisione, da parte della commissione di censura, di applicare a questo film (già destinato a una ristretta cerchia di spettatori) il divieto ai minori di 18 anni, certamente non aiuta. Anche di questo si è parlato, oltre che del film e della sua genesi, nell’incontro stampa organizzato da Distribuzione Indipendente, presente nella figura del suo presidente Giovanni Costantino: nell’incontro, inoltre, abbiamo potuto confrontarci con quattro dei registi coinvolti, ovvero Domiziano Cristopharo, Paolo Gaudio, Paolo Fazzini ed Edo Tagliavini.
    E’ incredibile la decisione della commissione censura“, ha esordito Domiziano Christopharo, ideatore del progetto e autore dell’adattamento del racconto Il giocatore di scacchi di Maelzel. “In questo film non ci sono scene di nudo, non c’è violenza eccessiva o volgarità: è assurdo che passino cose come i vari Vacanze di Natale, e il nostro film venga invece vietato. Forse dà fastidio il fatto che sia fatto con zero soldi, e senza finanziamenti pubblici?
    P.O.E. - Poetry of Erie: un'immagine tratta dall'episodio ispirato a Il giocatore di scacchi di Maelzel, scritto da E. A. Poe Potete parlarci del percorso produttivo e postproduttivo del film?
    Domiziano Christopharo: Due anni fa alcuni di noi si sono incontrati in un piccolo festival indipendente, così abbiamo pensato sarebbe stato bello fare un progetto tutti insieme, superando la dimensione individuale. L’idea ha raccolto consensi da subito, anche su Internet: persone come Edo, raggiunte attraverso la rete, si sono subito offerte di partecipare. L’idea era quella di avere un prodotto il più possibile omogeneo, anche sacrificando un po’ la libertà di ognuno. Proprio perché Poe era stato usato abbondantemente dal cinema, abbiamo deciso di presentarlo come una novità, evitando i castelli e le ambientazioni alla Roger Corman; cogliendone il senso, e trasportandolo ai nostri tempi. Anche la misteriosa autrice dell’episodio finale, Yumiko Sakura Itou, sono io. Dovevano esserci in tutto tredici episodi, e ce ne serviva uno per completare il film.
    Cosa potete dirci sul sequel del film, già visto al Festival di Torino?
    Sì, P.O.E. 2 è stato già realizzato e presentato in alcuni festival, e ha vinto anche un premio a Torino. E’ più spiccatamente horror, mentre questo è letteralmente “poesia del lugubre“. La decisione della censura ci fa pensare: se questo è stato vietato ai minori, il rischio è che il sequel non passi proprio. Degli episodi che lo compongono, uno in Australia è stato proprio bannato.
    P.O.E. - Poetry of Erie: una scena dell'episodio ispirato a Il giocatore di scacchi di Maelzel, scritto da E. A. Poe Cosa vi ha portato a scegliere i rispettivi racconti? Si tratta, in tutti i casi, di rivisitazioni molto particolari…
    Edo Tagliavini: Diciamo la verità, il fattore economico ha influito molto. Si tratta di lavori autoprodotti, e ammetto che sono andato a cercare un racconto con meno personaggi possibile. Ho scelto Valdemar, e pensando alle sua possibilità di attualizzazione, è nata questa mia variante ironica. L’ironia nell’horror mi è sempre piaciuta, d’altronde anche lo stesso Poe aveva venature ironiche.
    Paolo Fazzini: Il primo racconto a cui ho pensato era proprio L’uomo della folla: non leggevo Poe da moltissimo tempo, ma quel racconto era quello che mi era rimasto più impresso. La cosa importante era renderlo attuale, ma è stato molto naturale: l’uomo della folla di Poe, in fondo, è proprio quello di oggi. Nel racconto il finale era sospeso, non c’era una chiusura “cinematografica”: io ho cercato di farla a mio modo. Questa storia mi dava la possibilità di girare di notte, e inserire nel film tanta musica; è nato tutto in modo sincero e spontaneo.
    Paolo Gaudio: Il mio è l’unico episodio animato, realizzato in stop motion. Il gatto nero è tra i racconti più famosi di Poe, e io avevo bisogno di questo per essere libero ed esprimermi nella chiave che volevo utilizzare. Mi serviva un “link” immediato con lo spettatore, doveva riconoscere subito di cosa si stava parlando. Inoltre avevo la possibilità di usare lo stesso Poe come protagonista, per giocare un po’ con i suoi tratti e renderlo un po’ più buffo. Certo, avere un divieto ai minori di 18 anni, per uno che fa cartoni animati, è un po’ paradossale.
    Domiziano Cristopharo: Il nostro unico vincolo era girare senza soldi, in tre giorni al massimo: lo abbiamo dato proprio per armonizzare il lavoro di tutti ed evitare i dislivelli.
    Non manca, secondo voi, un po’ del senso di decadenza poetica dei racconti di Poe?
    Edo Tagliavini: Poe non è solo decadente, in realtà. E comunque bisogna sottolineare che ogni regista ha riletto gli episodi a suo modo.
    Paolo Gaudio: La vera sfida era riproporre un autore di 200 anni fa in una salsa meno vista, meno trita. Altrimenti avremmo fatto un film simile a quelli che si facevano negli anni ’70, o primo. Si trattava di prendere un autore classico e rifarlo in un contesto moderno.
    Domiziano Cristopharo: Abbiamo voluto raccontare noi stessi attraverso Poe. Potevamo raccontare Poe davvero in qualsiasi salsa, c’era libertà totale per interpretarlo. Volevamo farlo nostro, ed attualizzarlo. Io ho inserito una mia visione dell’automa del racconto, che ovviamente non è quella dell’epoca.
    P.O.E. - Poetry of Erie: un'immagine tratta dall'episodio ispirato a Storia di Arthur Gordon Pym di Edgar Allan Poe Ad esempio l’episodio La sfinge, di Alessandro Giordani, ha molto poco del racconto originale…
    Domiziano Cristopharo : L’approccio di Giordani era l’abbaglio e l’alterazione della percezione: questo è stato trasportato in due personaggi isolati, per i quali l’errore di percezione è mentale. La nostra è poesia del lugubre, c’era libertà di reinterpretare l’autore. Ma poi, avete presente i film di Corman? Anche lui mise in scena cose che non avevano nulla a che fare con Poe.
    Durante la lavorazione dei singoli episodi vi consultavate o no?
    Paolo Gaudio: In realtà eravamo liberi. Ogni tanto ci mandavamo delle still per aggiornarci sul lavoro fatto, ma non avevamo condizionamenti esterni. Abbiamo anche provato a non prenderci troppo sul serio, e soprattutto ci siamo divertiti: il nostro è quello che i francesi chiamano divertissment.
    Edo Tagliavini: Io, per esempio, ho appreso del progetto da Intern
    et. L’idea, è bene ribadirlo, era prendere un racconto di Poe, anche un solo elemento di questo, e poi costruire da questa base ciò che si voleva.
    Domiziano Cristopharo: L’idea era anche unirsi per dire che ci siamo: stando insieme si è forse più forti. Si parla tanto di rinascita dell’horror italiano, ma la verità è che l’horror italiano non è mai morto: i film si continuano a fare, il problema è che il più delle volte non escono qui ma solo all’estero. Il problema è ridare un po’ di visibilità al genere.
    Voi siete tutti registi di horror, o no?
    Domiziano Cristopharo: Beh, nei tredici episodi di cui il progetto iniziale si compone, ci sono anche dei documentaristi; Edo viene da altri generi, Fazzini ha un approccio un po’ più drammatico, Gaudio fa i cartoon… il nostro in realtà non voleva essere proprio un horror, semmai è nel sequel che abbiamo voluto tirar fuori la componente più orrorifica.
    Il progetto iniziale era di tredici episodi, ma la versione che vedremo in sala ne conta solo otto. Potremo vedere quelli restanti?
    Giovanni Costantino: Sì. Abbiamo deciso di fare un’edizione ridotta per il cinema e una, che sarà distribuita nella piattaforma On Air, che sarà integrale.
    P.O.E. - Poetry of Erie: un'immagine tratta dall'episodio ispirato a La verità sul caso di Mr. Valdemar, scritto da E. A. Poe Secondo voi il divieto ai minori di 18 anni da cosa è dipeso? Potrà in qualche modo essere “sfruttato”, servirà a far parlare di più del film?
    Giovanni Costantino: Il problema, secondo me, è la grandissima leggerezza che c’è negli uffici ministeriali. Certo, a questo punto il divieto lo sfrutteremo: si gioca? Allora giochiamo anche noi. Visto che questo, quest’anno, è stato l’unico film horror vietato ai minori, lo presenteremo come l’unico horror della stagione. Comunque aspettiamo le motivazioni dalla commissione censura.
    Quale metro di giudizio avete usato per scegliere gli otto episodi rimasti nel film?
    Giovanni Costantino: Abbiamo preso quelli che, vuoi per tempo, ritmi, e via dicendo, erano più vicini l’uno all’altro, che si amalgamavano meglio. In alcuni degli altri c’era uno stacco stilistico più evidente, che avrebbe portato nel tutto una certa disarmonia.

  • Colonnesonore.net recensisce “Hyde’s Secret Nightmare”

    Ringrazio Roberto Pugliese e la redazione di Colonne Sonore per la stupenda recensione e l’analisi attenta del mio lavoro.

    Tanta attenzione per una mia creazione vale molto di più di mille premi.

    Il cd può essere acquistato (edizione limitata) presso il sito della Kronos Records http://www.kronosrecords.com/shop/, oppure su Itunes (in formato digitale ovviamente)  https://itunes.apple.com/us/album/hydes-secret-nightmare/id541356836

     

    http://www.colonnesonore.net/recensioni/cinema/2439-hydes-secret-nightmare.html

    Hyde’s Secret Nightmare

    Scritto da Roberto Pugliese  Lunedì 18 Febbraio 2013

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    Kristian Sensini
    Hyde’s Secret Nightmare (Id. – 2011)
    Kronos Records KRONCD011 – Edizione limitata 250 copie
    20 brani + 3 bonus tracks – Durata: 59’14”

    Anche se esibisce titoli anglosassoni, parla inglese e sfoggia nei suoi protagonisti nomi esotici, l’horror indipendente italiano segna una fortissima discontinuità con l’analoga produzione d’oltreoceano e sembra piuttosto avere come modello quella stagione tra gli anni ’60 e ’70 in cui il genere conobbe un autentico rinascimento stilistico grazie soprattutto a Dario Argento, ma visse anche una fase di popolarità molto “pulp” con autori quali Lucio Fulci, Mario Bava, Ruggero Deodato, Umberto Lenzi, Antonio Margheriti e altri: artigiani – chi più chi meno talentuoso – dello splatter e del gore, immediatamente e imprudentemente assurti al rango di “maestri” da stuoli di fan ma, al di là dei giudizi di valore, in ogni caso fautori di una “laicizzazione” e legittimazione del genere in senso gioiosamente e anarchicamente libertario, senza cascami spiritualistici o misticheggianti, retroterra simbolisti o religiosi, alibi esistenziali o filosofici.

    Un tripudio di sangue, di finzione, di incubi, di suggestioni letterarie e non, di estremismo linguistico e di efferatezze scenografiche che – per una breve stagione – restituirono il genere al suo aspetto ludico, infantile, crudele, senza preoccuparsi troppo né dei “messaggi” né del “buon gusto”.
    Acqua – e sangue – sotto i ponti ne è passata tanta da allora, e da allora l’horror con le sue varianti è divenuto una pratica geneticamente modificata, mutante, estensiva, che ha conosciuto sviluppi imprevedibili sia grazie al progresso delle tecnologie (il digitale) sia a causa dell’irruzione sulla scena di altre “scuole” oltre a quella statunitense, in particolare da Oriente e dalla Spagna. In Italia, come fa osservare spesso Argento, l’horror non si fa per due motivi molto semplici: perché costa, e perché servono idee.
    Al primo problema si può rimediare, al secondo no. Per “idee” ovviamente non s’intende la pretesa d’inventarsi in materia ogni volta qualcosa di nuovo, di inedito, impresa francamente ardua, ma la capacità di innovare con fantasia, coraggio, originalità il linguaggio, i temi, le ossessioni che hanno fatto la storia e la leggenda del genere nel corso di un secolo di cinema. Dall’Estremo Oriente alla Spagna, passando per la Francia e la “scuola” tarantiniana negli States, questa ventata di rinnovamento ha spazzato negli ultimi dieci-quindici anni l’horror & dintorni, spesso e volentieri verso direzioni estreme, ultimative in termini di indipendenza produttiva, radicalità splatter, strategie e tattiche della paura. In Italia, più che nella produzione “mainstream”, ancora vincolata a impossibili eredità argentiane o fulciane, va segnalata la volenterosa ostinazione di alcuni giovani cineasti superindipendenti, spesso autoprodottisi nei propri territori (in particolare tra Veneto e Friuli), che si sono rivolti al genere con sguardo per nulla abbassato riprendendone situazioni e “tòpoi” con veemenza espressiva e dovizia di citazioni, ma facendo spesso tesoro di una politica del “basso costo” che ne ha, non a caso, moltiplicato la fantasia e le risorse narrative.
    Artista multimediale, scenografo, attore, poeta e “performer”, Domiziano Cristopharo è senz’altro una delle rivelazioni più recenti su questo fronte, già premiato e salito alla ribalta di numerosi festival specializzati, divenuto oggetto di culto per i fan grazie ai suoi film “low budget” sanguinosissimi ma estremamente stilizzati, rituali, straripanti sangue e sesso e tuttavia per nulla caratterizzati da quella artificiosa adrenalina di montaggio cui molti neofiti pensano di potersi impunemente rivolgere per cavarsela in ogni situazione… Da parte sua Kristian Sensini, classe 1976, studi classici al Conservatorio di Pesaro, una formazione di pianista e flautista classico e jazz, è sin da The Museum of Wonders (2010) l’alter ego musicale di Cristopharo: con una passione parallela per il jazz, la musica sperimentale e l’elettronica, alle spalle numerosi workshop interdisciplinari con personalità quali Ennio Morricone, Salvatore Sciarrino, Michael Giacchino, Goran Bregovic, Dave Grusin, ed ulteriori studi con Paolo Buonvino, Carlo Siliotto e Carlo Crivelli, Sensini è per sua stessa ammissione un fan dei soundtrack “classici” di Herrmann, Goldsmith e North, ma anche (e segnatamente al genere in questione) di Morricone e dei Goblin, mentre contemporaneamente coltiva una vena laboratoriale e “alternativa” molto in linea con lo stile di Cristopharo, che lo conduce ad un utilizzo del tutto particolare della cosiddetta “tavolozza digitale”, tentando di andare oltre la semplice mimesi dell’orchestra tradizionale e inseguendo invece un suono creativo più eterodosso, che a precisi riferimenti acustici, timbrici e realistici alterna paesaggi sonori onirici, astratti, inafferrabili.
    In questo quadro di riferimento, una nuove versione di quell’autentico ipertesto del gotico e dell’horror che è il racconto di Robert Louis Stevenson “Strange case of Dr. Jekyll and Mr. Hyde”, pubblicato la prima volta nel 1886, non può che costituire una sfida temeraria ma entusiasmante sul piano del linguaggio, inserendosi in una filmografia che sull’argomento conta almeno un’ottantina di titoli dai primi del ‘900 a oggi (senza considerare le variazioni, le citazioni, le allusioni, le parodie ecc.ecc.). Oltretutto la sceneggiatura di Cristopharo e Andrea Cavaletto, riproponendo la variante grazie alla quale il dottor Jekyll si trasforma in un Hyde-donna, non fa che riagganciarsi ad un’idea già percorsa nel 1971 da Roy Ward Baker e dallo sceneggiatore Brian Clemens in Dr. Jekyll and Sister Hyde, prodotto in Gran Bretagna dalla leggendaria Hammer, interpretato da Ralph Bates e Martine Beswick con musiche di uno dei grandi specialisti all’epoca sotto contratto per quella casa, David Whitaker.
    In questo caso però Cristopharo, che ha iniziato come aiuto sul set di Umberto Lenzi, “maestro” dello sfruttamento a basso costo di qualsiasi genere (porno, horror, western, poliziesco…), e che dedica esplicitamente il suo film a Joe D’Amato (al secolo Aristide Massaccesi, 1936-1999), indiscusso e oggi idolatrato re del “porno-horror-trash” italiano, non ha esitazioni nel definire il proprio lavoro, anche per spiegarne le comprensibili difficoltà di distribuzione, «un porno-horror estremo e grandguignolesco», nel quale il protagonista di nome Chag
    all (Cristopharo è, come dicevamo, anche artista figurativo) sta cercando un siero contro l’impotenza e nello sperimentarlo si trova trasformato in una bellissima fanciulla ninfomane (la interpreta la pornostar Roberta Gemma), con le conseguenze facilmente immaginabili…
    Negli oscuri e sovente deliranti labirinti dell’erotic-horror di serie B (e lettere anche successive…) sappiamo che il ruolo dei musicisti è spesso stato storicamente decisivo in termini di originalità, innovazione e spesso riscatto qualitativo: si veda, a tale proposito, il recente e imprescindibile libro “Così nuda così violenta” di Alessandro Tordini (Arcana, 2012) di cui ci occupammo qui tempo addietro. Sappiamo anche che la produzione del film si era bizzarramente assicurata per il soundtrack i diritti di alcune partiture di Nino Rota per i film di Fellini!…: con un esito a contrasto che sarebbe forse stato divertente, ma che francamente non sapremmo immaginarci.
    Chiuso nei suoi KeyeStudioS di Porto Potenza Picena, provincia di Macerata, Sensini – che è attivo tra cinema e tv dalla metà degli anni 2000 – ha viceversa provveduto ad una partitura decisamente lussuosa e ambiziosa, molto ispirata agli score anni ’70 del “giallo all’italiana” (Goblin in primis), e decisamente la più elaborata tra quelle sinora prodotte per il cinema di Cristopharo (il cui cantiere, peraltro, è in fervente attività…). Ora, pur rispondendo a verità che Sensini non ha inseguito semplici procedimenti “imitativi” dell’orchestra, non è men vero che l’imponente spessore delle sonorità evocate punta a precisi riferimenti timbrici. Lo schiacciante, perentorio incipit di “Bad dreams”, fondato sull’unico leitmotiv della partitura, una elementare figura discendente di quattro note, evoca tube wagneriane e percussioni violente (usiamo i riferimenti strumentistici per semplicità…), così come “Hyde’s nightmare” sostiene la cantilena iniziale di tipo vibrafonico con un effetto-archi poderoso che sfocia in un tipico stacco rock-sinfonico con tanto di coro. Quanto dire che Sensini si pone come uomo-orchestra (o uomo-synt), non diversamente da quanto fecero a suo tempo John Carpenter o Vangelis, ma alternando percorsi sonori più “tradizionali” e chiaramente debitori ai grandi modelli del soundtrack (da Goldsmith a Goldenthal) a excursus più liberi di sperimentazione (“Bed of horrors”). E qui annotiamo che oltre a indubbi riferimenti al Goblin-sound appaiono anche elaborazioni “astratte”, esplorazioni nei territori dell’avanguardia e della contemporaneità (la ragnatela percussiva che avvolge “Vintage tension”) che sembrano guardare a quanto faceva negli anni ’60 e ’70 Morricone alle prese con film e generi analoghi.
    Pertanto lo score assume tre aspetti fondamentali: uno spiccatamente, aggressivamente e magistralmente “sinfonico” (“Transformation ok” ripropone il leitmotiv principale scandendolo con brutalità su “ottoni” e “timpani”), un secondo politonale e vitreo, molto inquietante e allusivo, intessuto di timbri più morbidi, pianistici, chitarristici o addirittura settecentesci (“Truth or dare”, la spinetta di ”Seduction”), un terzo dichiaratamente proiettato nelle spire dell’avanguardia, atonale o anti-tonale, a tratti addirittura omaggiante i decorsi dodecafonici (il pianoforte iniziale di “Death lover”) e basato sulla commistione di elementi a conflitto e sull’instabilità assoluta degli orizzonti sonori. Se tutto questo può sembrare un lusso, o financo uno spreco, per un film aureolato di “maledettismo” e definito porno-horror dal suo stesso regista, non va dimenticato che analogo discorso fu fatto a suo tempo per i tanti B-movie morriconiani, o i numerosi horror-thriller indipendenti e low budget musicati da Pino Donaggio o – ancora più indietro – per analoghi prodotti a firma di Bernard Herrmann. Parafrasando Pascal verrebbe da dire che “la musica per film conosce ragioni che il cinema non conosce”.
    Fatto sta che l’assetto della partitura di Sensini finisce con assumere un profilo incredibilmente “alto”, complesso e strutturalmente articolato nelle sue diverse componenti: gli accordi pianistici di “Mother” offrono una solennità quasi chiesastica, il techno-rock di “Electro dark” ha una funzione che si direbbe liberatoria, “Twinge of love” si immobilizza in pedali degli archi, rintocchi lontani, dissonanze spettrali e fatate e “Love you madly”, brano altrettanto misterioso e notturno, chiama una “voce” femminile a sfidare percussioni e ottoni gravi mentre “Beyond the mirror” è una mesta ballata pianistica fondata su un bel tema iterato e armonicamente dolcissimo. Molto “morriconiano” nella parte centrale appare “Serial Killer”, laddove quella finale ricorda piuttosto certi effetti alla Marco Beltrami. Se “Love bites” e “Original sin” si muovono ancora nei territori sommessi della suspence lirica, cantilenando fra scampanìi, rintocchi e ricercate indeterminatezze tonali, “Revelation” è ancora un brano molto vintage e debitore a “mastro Ennio”, soprattutto nella sapiente apocalisse rock-sinfonica che ne domina lo sviluppo e nel rallentando carillonistico del finale; e gli “Hyde’s end titles” sfoggiano la ricostruzione di tecniche strumentali dell’avanguardia storica (negli effetti degli archi e delle percussioni) in un tripudio conclusivo di apparentemente caotico, in realtà sorvegliatissimo e catartico, rumorismo.
    I tre bonus tracks di questo pregevole album riguardano innanzitutto il pezzo scritto da Sensini per il trailer del film, e nominato ai “Jerry Goldsmith Awards”, scampolo di rock progressive con batteria, organo e quant’altro serva a ribadire l’omaggio al gruppo di Simonetti, Morante & Co. Gli altri due cut invece provengono da POE Poetry Of Eerie, un film collettivo che tredici giovani registi emergenti e indipendenti italiani hanno realizzato nel 2011 basandosi sulla libera (molto libera…) reinterpretazione di altrettanti racconti di Edgar Allan Poe, quindi ancora una volta avventurandosi con piglio per nulla assoggettato o intimidito su un terreno molto battuto: a questo film tra l’altro è seguito nel 2012 POE Project Of Evil, altro lavoro collettivo di otto cineasti…. Da parte sua Cristopharo si è accostato a “Il giocatore di scacchi di Maelzel”, sorta di racconto-saggio breve che Poe pubblicò nell’aprile del 1836 sulla rivista Southern Literary Messenger e Sensini, che ha scritto la musica insieme ad altri, offre in “Poe short titles” un altro brevissimo, icastico saggio della propria maestria assemblativa, con quarantasette secondi di effetti brucianti e progressione dinamica soffocante. Più sviluppato “Poetry of Eerie”, basato su un incipit ossessivamente ritmato su una nota sola da un basso e una chitarra indie riverberata, sul quale un effetto piano-spinetta manipolati ripropone il semplice (Sensini non si complica la vita con inutili labirintismi leitmotivici) tema di tre note già udito nel fulmineo brano precedente. La ripetizione quasi meccanica di questo schema è assediata da tremoli, vibrazioni, brividi sonori e rimbombi assortiti, finché il tema non viene “abbreviato” e accelerato in coda, spegnendosi sull’inamovibile ritmo di accompagnamento, simile sin dall’inizio ad un battico cardiaco…
    Consapevoli di evocare un luogo comune, saremmo ovviamente incuriositi dall’ascoltare questo dotatissimo compositore in prove di maggior impegno produttivo e dal punto di vista del “testo” filmico, anche per comprenderne meglio la capacità di farsi trasmettitore sonoro delle immagini rimanendo fedele alla propria onnivora curiosità linguistica. Ma la libertà espressiva e comunicativa di cui Sensini, tecnicamente prodigioso, ha qui goduto non gli sarebbe probabilmente altrettanto garantita. Vecchia storia, anche questa, lo sappiamo: da sempre i generi “forti”, anzi fortissimi, e i linguaggi “estremi” stimolano l’autonomia e l’inventiva dei compositori. Quindi per il momento accontentiamoc
    i. Anzi, congratuliamoci con un talento di prim’ordine.

    recensione Hydes colonne sonore

  • StreamingSoundtracks.com

    The Soundtrack i wrote for the movie “Hyde’s Secret Nightmare” is now online at

    STREAMINGSOUNDTRACKS.COM

    This means that you can follow the link and request it for online streaming.

    streamingsoundtracks

    StreamingSoundtracks.com broadcasts Movie Scores, TV Themes, Anime & Game Music.

    The radio station can be heard through a media player such as Winamp VLC, Windows Media Player, iTunes and Real Player.

  • Articolo su Non solo Gore

    http://www.nonsologore.it/2012/10/15/una-colonna-sonora-da-incubo/

    Grazie a Marinella Landi per il bell’articolo scritto in occasione dell’uscita della colonna sonora del film

    “Hyde’s Secret Nightmare”

    UNA COLONNA SONORA DA “INCUBO”

    E’ ora disponibile l’acquisto on line della colonna sonora di Hyde Secret Nightmare, film diretto da Domiziano Cristopharo. La OST è firmata dal compositore Kristian Sensini ed è acquistabile sul sito della Kronos Records (clicca qui) oppure in versione digitale sul sito di Itunes (clicca qui), dov’ è possibile acquistare i brani anche singolarmente dopo una piccola anteprima. Le musiche studiate sposano appieno lo stile grottesco e surreale del film, in sé, una rivisitazione in chiave horror/erotica de Lo Strano Caso del Dr. Jeckill  del Sig. Hyde. Il CD contiene 23 tracce tra cui 3 bonus tracks. Un disco che, per chi conosce musicalmente Sensini e ha avuto già modo di apprezzarlo in precedenza, non resterà di certo deluso!

     

    NSG hydes uscita

  • P.O.E. 2 : Project of Evil Main Titles

    I’ve just wrote the main titles fot P.O.E : Project of Evil

    It’s the sequel of the acclaimed horror movie P.O.E. : Project of Eerie

    Here’s the recording mysteriously leaked from my recording studios…

     

     

    Poe2 tris

  • Hyde’s Secret Nightmare Soundtrack Now on Itunes!

    Hi there!

    First News: The Soundtrack of the horror Movie “Hyde’s Secret Nightmare” (directed by Domiziano Cristopharo) is now avalaible on Itunes!

    Click on the cd cover to listen to a preview and to buy the Digital Version.

    CD400_in

     

    The second good news is that on SEPTEMBER 2012 the soundtrack will be released on CD (limited edition) by

    KRONOS RECORDS 

    Kronos

    This record company has released soundtracks composed by some of the best Film Composer in Italy, such as Piero Piccioni, Piero Umiliani, Francesco de Masi and my good friend Marco Werba (check out his score for the movie INFLICTION).

    Your Friendly Neighborhood Film Composer

    K.